giovedì 10 dicembre 2009

Raccontino numero quattro.

Christmas Fireworks.
La scritta troneggiava sullo scaffale. Non ci avevo mai pensato. Avevo sempre associato i fuochi artificiali al capodanno, ma che facessero festa era indubbio. Perchè no? La partecipazione culinaria era esclusa, (non sapevo cuocere nemmeno un misero uovo al tegame), perchè non contribuire alla riuscita della festa con una coreografia spettacolare, certamente meno banale del solito panettone, ancorché senza canditi né uvetta?
Riempii dunque il mio cestino rosso di fontane e girandole, rigorosamente White, e mi diressi alle casse soddisfatto.
Una volta a casa mi resi conto che la mia predisposizione per le lingue era lacunosa: il coreano non lo capivo!
Un po’ con l’aiuto delle immagini, un po’ attraverso la ricerca in rete, riuscii a piazzarli ad una ragionevole distanza da casa, nella speranza che sarebbero partiti allo scoccare della mezzanotte e avrebbero illuminato a giorno il grande prato che separava la mia abitazione da quella di mio fratello.
“Allora, cosa ci hai portato quest’anno, zio Ugo?”, trillarono i miei tre nipotini quando mi videro entrare.
Per anni, e per la loro gioia, avevo fatto man bassa da Marks & Spensers riempiendoli degli articoli più sciocchi, ma conquistando, pacchetto dopo pacchetto, la loro eterna gratitudine natalizia. “Vi toccherà portare pazienza, ragazzi. Quest’anno il regalo si aprirà da solo!”
Al loro OHHH di sorpresa ed incontenibile curiosità fece eco il solito rimbrotto di mio fratello”Ugo, non crescerai mai!” e lo sguardo bieco di mia cognata, che aveva trovato un ennesimo motivo per biasimarmi.
Tuttavia, la serata filò liscia, addirittura quasi allegramente. Il cibo era perfetto, la presentazione squisita, il vino di ottima annata: un quadro perfettamente borghese.
L’ora X si avvicinava e cominciavo a sentire un po’ di prurito sulle piante dei piedi. Mi alzai e non potei fare a meno di controllare la situazione dalla finestrella che dava sul giardino.
Chiamai i bimbi a raccolta. Lo spettacolo stava per iniziare. “Ecco il vostro regalo!”
Il prato si illuminò a giorno mentre fuochi straordinari auguravano un natale sfolgorante. Non riuscii a trattenerli all’interno, e ben presto si precipitarono all’aperto, solo per vedere un lembo di pelliccia annerita che scendeva come una spirale impazzita dal cielo stellato, unita ad un lezzo nauseante di carne arrostita…
Tutt'intorno rombava il silenzio, mentre la cima dell'abete si pavoneggiava dentro il suo berretto rosso...

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