venerdì 19 marzo 2010

Perchè ancora favole

Se leggere è un po' volare, trascinati dalla parola scritta in mondi verosimili ma spesso dissimili dal nostro, percependone perfino i fruscii; se è riempire tutti i vuoti appositamente lasciati per permetterci di fare un po' anche nostro quello spazio, quel tempo; se leggere è reinventarsi, a partire dal DOVE, se è empatizzare con quelle che non percepiamo come entità di sola carta; se leggere è un'esperienza totalizzante che genera un appagamento ricco e mai autoreferenziale, perchè privare i più piccoli di una tale occasione?
Le favole sono le loro ali per volare, leggeri veicoli per arricchire di delicato mistero le loro giornate; per desiderare un universo parallelo da cui imparare, mutuare, trasportare eventi, persone, curiosità, da inserire anche nelle loro realtà, lasciando sospesa la possibilità di un nuovo viaggio, con una favola nuova; sono della stessa materia dei loro prossimi sogni, eterea eppure piena di energia vitale.
Non posso pensare a un'epoca senza favole.
Figlie dell'allegria, della scoperta, della tristezza o della transizione, sono sempre un aspetto dei tempi: fanno il punto della situazione, ricreando per i più piccoli modelli da seguire, eroi in cui riconoscersi, situazioni da evitare, mentre si dilettano a far parlare animali e oggetti.
Sono il modo attraverso cui guidiamo i loro passi, fornendo esempi da seguire, la cui comprensione, così mediata, raggiunge la meta senza ostacoli.
Ecco perchè ancora favole.

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