venerdì 5 febbraio 2010

Consideazioni sparse su ingenuità e promesse, presenzialismo e visibilità

A quali promesse bisogna credere?
Quanta ingenuità è permessa perché non si venga tacciati di faciloneria?
Quanto è giusto e corretto esporsi, proporsi, imporsi, perché questo ‘mercanteggiare’ le proprie capacità non sia sintomo di presenzialismo, dunque egocentrismo esasperato?
Insomma, in altre parole: dove è importante essere visibili, ma soprattutto, è più importante spingere la propria visibilità perché possa venire apprezzata e condivisa o è meglio che siano le azioni, le opere, i fatti a parlare per noi e a farci ‘pubblicità?
Per anni ho pensato che la migliore pubblicità fosse quella non richiesta, una sincera esternazione sulle capacità di qualcuno che si faceva strada quasi autonomamente, sulla scia di buoni, a volte ottimi, risultati.
Oggi questa, che ancora stimo come la migliore e la più duratura perché spontanea e non asservita, non paga più, e comprenderlo è terribilmente triste, oltre che ingiusto.
Le promesse fatte sembrano venire disattese, o ignorate una dietro l’altra, mentre i testi, - come mi hanno fatto notare qualche giorno fa -, non sono più freschi di stampa, dunque non godono più dell’interesse effimero che suscitano le new entries…
Buon weekend.

4 commenti:

  1. io credo, cara Silva, che pubblicità o no, vince (almeno in termini di danaro, visibilità successo...) ciò che piace alla gente. E non sempre quello che piace alla gente è ciò che avremmo sperato...

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  2. Contrariamente al commento credo che il successo sia dovuto soprattutto alla pubblicità (anche se ammetto c'è qualche esempio di scritto talentuoso che diventa famoso senza l'aiuto del marketing). il più delle volte è solo grazie alla testardaggine e alla caparbietà che si diventa famosi (superato questo confine si verrà ricordati non per la petulanza, ma per la bontà del libro). tralasciando il fatto che lo scritto merito o meno, ormai le persone leggono un libro perché c'è qualcuno in tv che gli dice che è un bel libro...

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  3. credo che ci sia del vero in entrambe le vostre osservazioni, che tutto sommato convengono e convergono su un punto: si legge ciò che piace, ma se qualcuno te lo suggerisce, è anche meglio.
    grazie a nico e a mau e buon weekend a tutti e due

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  4. Ci pensavo proprio oggi, e ne ho scritto un post. In Italia il passaparola non esiste, l'unico passaparola è quello del gossip.
    Perciò vince sempre il marketing, la pubblicità. La semplice bellezza dell'arte non basta più, e da sola non paga (non in Italia, almeno)

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