martedì 16 febbraio 2010

Scrivere, correggere, riscrivere

Quando ci mettiamo a scrivere, spesso travolti da una brama incontenibile, l'idea che trabocca e diventa pensiero, e poi parola scritta, non abbiamo ben chiara la destinazione che daremo a quella produzione, arrivata a capriccio e senza briglia.
Per fortuna.
Molto di quello che creiamo e che, forse, per una gran botta di fortuna capita poi nelle mani giuste, deve attraversare un iter che definire spaventoso è un complimento.
Innanzitutto, perchè quello che è nato senza briglie, deve essere domato.
Domato dal rigore, ripulito dai fronzoli, dalla distrazione che infila qualche scemenza quà e là, a volte il prodotto rinasce, a volte invece finisce col sembrare figlio d'altri.
Ecco, credo di aver scoperto finalmente la differenza fra un buon editing e una riscrittura che, si badi bene, in certi casi è fisiologicamente necessaria.

2 commenti:

  1. Senza contare che, anche con tutta la buona volontà del mondo, uno scrittore tende a tapapre i buchi del propri8o romanzo in maniera inconscia. Il cordone ombelicale che lega autore a romanzo non si trancia mai. L'editor è il terzo occhio dello scrittore, la terza mano dello scrittore, a volte anche il terzo genitore!

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  2. Scrivere, riscrivere, tagliare e non essere mai soddsfatti, mai del tutto convinti. Ed è soltanto
    l'inizio, il peggio deve ancora arrivare, eppure non si riesce a mollare, a mandare tutto al diavolo. Come mi riconosco in ciò che scrivi...

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